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Telemedicina: il futuro post-Covid

di Andrea Bisciglia, cardiologo e responsabile dell’Osservatorio Sanità Digitale di AIDR

La telemedicina è rimasta per lungo tempo poco diffusa e a livello di semplice sperimentazione, ma con l’emergenza sanitaria Covid-19 ha registrato un vero e proprio boom di interesse fra gli operatori del settore.

L’emergenza Covid-19 ha accelerato la trasformazione digitale e organizzativa, precisa Andrea Bisciglia, cardiologo e responsabile dell’Osservatorio Sanità Digitale di AIDR,  ponendo l’accento su una medicina di precisione, orientata al territorio e alla continuità di cura. 

I medici di medicina generale sono i più convinti: uno su tre già utilizzava la Telemedicina prima dell’emergenza, il 62% di quelli che non la applicavano lo farà in futuro e solo il 5% è contrario. Tre specialisti su quattro ritengono che la Telemedicina sia stata decisiva nella fase di emergenza, ma ancora il 30% di loro si dice contrario all’utilizzo, contro il 34% che già la utilizzava e il 36% che si è convinto dei benefici e intende applicarla in futuro. 

I servizi di Telemedicina che più attirano l’interesse dei medici sono il Tele-consulto con uno specialista, il Tele-consulto con un medico di medicina generale e il Tele-monitoraggio, seguiti dalla Tele-Assistenza e dalla Tele-Cooperazione. Mediamente, secondo i Medici di Medicina Generale, si potrebbe svolgere attraverso strumenti digitali il 30% delle visite a pazienti cronici e il 29% delle visite ad altre tipologie di pazienti, mentre per i medici specialisti queste percentuali scendono rispettivamente al 24% e al 18%.

Per quanto riguarda i cittadini uno su tre vorrebbe sperimentare una Tele-Visita con il proprio medico generale, il 29% con uno specialista, un altro 29% un Tele-Monitoraggio dei propri parametri clinici e uno su quattro proverebbe una video chiamata con uno psicologo. Per i cittadini non interessati a queste applicazioni, il principale motivo è la preferenza a incontrare il medico di persona (59%).

In questa fase di emergenza, oltre metà dei cittadini si è informata sul Covid19 attraverso canali digitali: il 56% ha consultato pagine web istituzionali, il 28% social di medici, il 17% social o blog curati dai cittadini, il 12% App dedicate al Coronavirus.

Le tecnologie digitali possono fare la differenza in tutte le fasi di prevenzione, accesso, cura e assistenza dei pazienti, per aiutare il personale sanitario nelle decisioni cliniche e le strutture sanitarie nella continuità di cura e nell’operatività. L’emergenza è l’occasione per sperimentare soluzioni che valorizzino al massimo i benefici: contenere il contagio, ridurre le ospedalizzazioni, gestire i pazienti sul territorio. Ma anche per ridisegnare i modelli di cura accelerando la transizione verso un modello di sanità più connesso, sostenibile e resiliente. 

Inoltre, l’emergenza Covid-19 ha costretto i Medici di Medicina Generale (MMG) a ridurre i flussi di pazienti presso lo studio e aumentare la propria reperibilità telefonica. Il 51% dei MMG intervistati ha lavorato da remoto durante l’emergenza e nel complesso l’esperienza è stata positiva sia per quanto riguarda la condivisione delle informazioni (63% dei MMG) sia rispetto alla capacità di rispondere a richieste urgenti (63%), mentre la difficoltà principale è stata conciliare lavoro e vita privata (il 38% ha valutato negativamente questo aspetto).

Il Covid-19 ha dato quindi un’accelerazione alla Telemedicina che sarà difficile ignorare e i medici hanno compreso come la Telemedicina possa rappresentare un alleato importante per mantenere un contatto più costante e appropriato con i pazienti. 

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