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Intelligenza artificiale (AI): il futuro è adesso

di Andrea Bisciglia, Cardiologo e Responsabile Osservatorio Sanità Digitale Aidr

Dall’introduzione delle nuove tecnologie, il settore sanitario sta subendo notevoli trasformazioni.

Uno studio della Stanford University, “Artificial Intelligence and Life in 2030”, sottolinea che il settore sanitario è uno degli otto in cui l’impatto dell’intelligenza artificiale sarà maggiormente rilevante.

A livello mondiale, il giro di affari relativo all’insieme delle tecnologie applicate alla sanità (quali ad esempio 3D Printing, Virtual Reality, Internet of Things, Artificial Intelligence, ecc…) potrebbe aumentare e raggiungere i 280,25 miliardi di dollari entro il 2021.

L’intelligenza artificiale trasforma i modelli di organizzazione e gestione dell’assistenza sanitaria:

• automatizzando alcune attività cliniche e amministrative attualmente svolte da medici e operatori

• creando nuove esperienze di fruizione dei servizi per i pazienti

• intervenendo sulla qualità delle cure grazie alla medicina personalizzata

• supportando le decisioni del personale clinico e liberando tempo prezioso per le attività cliniche a maggior valore aggiunto e il trattamento dei casi più complessi

• sviluppando nuovi modelli di ricerca e favorendo il progresso medico scientifico.

Negli ultimi anni nel mercato sanitario c’è una attenzione crescente da parte dei tech giants (Google, Amazon, Wallmart e altri), che promettono di rivoluzionare le tradizionali modalità di assistenza sanitaria attraverso la digitalizzazione dei servizi e la disintermediazione degli stessi rispetto agli erogatori tradizionali.

L’AI, sostiene Andrea Bisciglia, responsabile dell´Osservatorio Sanità Digitale di AIDR, sarà una feature incorporata nei processi e negli strumenti tradizionali in ambiti come la diagnostica per immagini, la patologia clinica, la chirurgia.

Per i pazienti, spesso anziani e in situazioni fisicamente ed emotivamente complesse, potrebbe non essere sempre semplice accettare nuovi modelli di erogazione dei servizi sanitari ad alto impiego di AI. Una variabile rilevante per le organizzazioni sarà quindi la capacità di introdurre in un settore ad alto contenuto professionale e decisamente unico, come quello sanitario, tecnologie che in altri contesti stanno avendo un impatto significativo sui costi e sulla qualità dei servizi.

In Italia rispetto alla digitalizzazione del settore sanitario, in generale, e rispetto alla capillare introduzione di sistemi di cartella clinica elettronica negli ospedali, in particolare,  sommato al ritardo dei progetti di FSE, potrebbe rallentare l’adozione dell’AI nel SSN.

Il settore del Life Science avrebbe grandi benefici nel gestire programmi di ricerca e trial clinici in un mondo datizzato, in cui la grande quantità di informazioni che sono raccolte sui pazienti sono messe a disposizione del progresso medico-scientifico. Anche i modelli di sanità basata sul valore (Value Based Health Care) sarebbero facilitati dalla disponibilità di piattaforme digitali di ecosistema, in grado di condividere dati sanitari tra diversi attori al fine, ad esempio, di introdurre nuovi schemi di rimborso o attivare logiche di population health management innovative.

Certo ci sono da considerare sempre i potenziali rischi per il rispetto della privacy e la protezione dei dati sanitari personali, insiste Mauro Nicastri, presidente di AIDR.

In definitiva, l’AI, oltre a dare l’opportunità di offrire una nuova Medicina, può abbattere molteplici frontiere, offrendo nuovi servizi sanitari.

 

 

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