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Open Day del Sud Italia sulle competenze digitali.”200mila posti di lavoro nel digitale entro il 2020: skill, competenze e opportunità”

“Disoccupati, studenti, Pubbliche Amministrazioni, Aziende… prospettive per il futuro occupazionale nel digitale”. Se ne discute all’Open Day del Sud Italia sulle competenze digitali organizzato dall’Associazione Italian Digital Revolution in collaborazione con GiGroup – Agenzia multinazionale per il lavoro. Mercoledì 9 agosto, a partire dalle ore 21, sul lungomare di Cetraro, rappresentanti istituzionali, liberi professionisti e aziende, si presenteranno a studenti, laureati e disoccupati per dare consigli, ma anche per illustrare progetti futuri e possibili sbocchi occupazionali (scarica il programma dell’evento).

Il mondo dell’Ict e dei servizi digitali è uno dei più frizzanti dal punto di vista occupazionale. Infatti, secondo i dati Eurostat (l’Ufficio statistico dell’Unione Europea) si prevedono per l’Italia, entro il 2020, la creazione di nuove opportunità occupazionali per circa 2oomila posti.

Tra i profili professionali più richiesti dalle aziende protagoniste della rivoluzione digitale spiccano quelli di seconda generazione come il CIO, l’ICT security manager, l’ICT security specialist, il Project Manager, il Business Analyst, il Systems administrator e quelli cosiddetti di terza generazione come il web project manager, il web business analyst, il web developer, il web content specialist, il web security expert, il reputation manager e l’e-learning specialist. Insomma, i numeri lasciano pensare che il digitale – in tutte le sue sfumature – sia un ambiente fertile per chi si deve formare e lanciare sul mercato del lavoro.

Mauro Nicastri, Responsabile competenze digitali dell’Agenzia per l’Italia Digitale, spiega come avviene l’approccio al mondo digitale da parte delle aziende. A partire da un assunto: “Da tempo non si discute più se digitalizzare conviene o ha senso, si discute piuttosto di come farlo. Tutte le aziende, in ogni comparto, nessuno escluso, stanno avviando importanti iniziative di trasformazione digitale. Ed il segreto per avere successo è poter disporre di persone e di team capaci di comprendere ed utilizzare al meglio la tecnologia che è un treno che non si ferma. In questo contesto rivestono un ruolo fondamentale le competenze digitali che rappresentano la vera sfida per la modernizzazione del Paese. Purtroppo alcune ricerche dimostrano che in Italia oltre il 25% delle posizioni attualmente aperte resta vacante e, contestualmente, il numero di iscritti alle facoltà di Informatica e Ingegneria Informatica non sta aumentando proporzionalmente la domanda. È evidente che l’unica strada per colmare questo gap è quella di rendere idonei alle nuove professioni ICT giovani che hanno scelto altri studi ma che oggi fanno fatica ad inserirsi nel mondo del lavoro e che sono oggi il principale bacino cui attingere per portare nella PA e nelle aziende le competenze necessarie alla trasformazione digitale in atto”.

Per Rocco Digilio, National Sales Director Public Sector di GiGroup, il divario tra domanda e offerta di e-skills potrà essere superato solo attraverso una formazione orientata alle competenze digitali sia nella PA che nelle aziende. Finalmente il settore delle professionalità ICT è stato regolamentato dall’Agenzia per l’Italia Digitale con la pubblicazione delle “Linee Guida per la qualità delle competenze digitali”, recependo l’attività normativa tecnica nazionale e internazionale. Adesso ci sono tutte le condizioni per avviare piani formativi per fornire le competenze digitali in particolare ai più giovani che rappresentano la forza lavoro del futuro. Per questo abbiamo sottoscritto un accordo di collaborazione con l’associazione Italian Digital Revolution con l’obiettivo di avviare al lavoro oltre 800 giovani al termine di percorsi di formazione. Percorsi formativi che consentiranno ai giovani aspiranti di sostenere gli esami necessari all’ottenimento delle principali certificazioni richieste dal mercato, contribuendo a formare dei profili specializzati che rispondano alle esigenze delle PA e delle imprese nel mercato di riferimento”.

Per Arturo Siniscalchi, Direttore Area Produzione FormezPA e Vice Presidente AIDR, “Il processo di digitalizzazione in atto non può essere descritto come la sola applicazione delle tecnologie digitali alle attività umane, si tratta di un fenomeno ben più complesso che sta ridefinendo completamente la sostanza stessa delle cose: una impresa dell’era digitale deve rivedere completamente il suo modello di business; una città smart non è solo una città in cui vengono applicate tecnologie digitali ma una città che concepisce se stessa, il cittadino e il rapporto con esso in maniera completamente diversa; in sanità il digitale ridefinisce completamente le relazioni tra l’assistito, le strutture sanitarie e i caregiver. Pertanto, benché sia assolutamente imprescindibile parlare di sviluppo delle competenze digitali, questo approccio rischia di non essere adeguato al fenomeno: non si tratta solo di saper fare “le cose” digitali ma di concepire “le cose” in maniera digitale.

È quindi non solo un problema di competenze ma innanzitutto di cultura ed è un problema che riguarda tutti, istituzioni, imprese, mondo accademico, perché nessuno è in grado ancora di concepire il mondo come mondo digitale. Per sviluppare una cultura digitale è necessaria la collaborazione di un intero territorio, è necessario che tutti si colga la sfida di ripensare le solite cose in maniera diversa a cominciare dai percorsi formativi. Se le imprese hanno difficoltà a reperire competenze digitali, non è solo quesitone di numeri ma soprattutto perché non riscontrano nei candidati una adeguata preparazione culturale per il mondo digitale”.

Fabio Ranucci, Responsabile Ufficio Stampa AIDR

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