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Digitalizzazione, Ossino (Aidr): diffusione e ritardi dell’Italia

di Gianfranco Ossino
Responsabile Osservatorio Aidr per la digitalizzazione dell’energia

La digitalizzazione è un nuovo cambiamento tecnologico caratterizzante la società come lo sono stati:

1. la scoperta della macchina a vapore per la produzione di energia che ha segnato la prima grande rivoluzione nota anche come industriale (1760-1840);

2. l’elettricità e le telecomunicazioni che hanno segnato la seconda rivoluzione (1870-1940);

3. l’innovazione tecnologica ha segnato la terza rivoluzione (1960-2015)

La digitalizzazione è la “quarta era” nota anche come (4.0) che già stiamo vivendo e sarà caratterizzata da una società connessa a tutti i livelli. La sua diffusione è favorita dalla continua evoluzione della tecnologia ed in particolare della connettibilità. La tecnologia 5G, di imminente disponibilità (2020), ne sarà un esempio grazie alle sue annunciate caratteristiche tecniche di gran lunga superiori all’attuale 4,5G: Latenza < 1 ms, Capacità oltre 1 milione di device/m², Velocità oltre 20 Gbtps. Connettere sempre più oggetti e garantire una velocità di trasmissione delle informazioni praticamente istantanea, significa una crescita esponenziale della quantità di dati in circolazione.

I dati rappresentano la linfa della digitalizzazione il cui flusso è caratterizzato da tre momenti distinti:

• Sorgente dove vengono rilevati/raccolti
• Gestione: dopo vengono immagazzinati (stoccaggio cloud)
• Supervisione: dove vengono analizzati e valorizzati (data mining)

L’insieme di tutti questi dati va sotto il nome di BIG DATA caratterizzati dalle tre V: estesi in termini di Volume, trasmessi con Velocità altissima e di molteplice Varietà.


Quindi Tecnologia più Dati costituiscono la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale può essere considerata una sua evoluzione in itinere, come la si definisce, altro non è che il pensiero non umano. Il pensiero umano in estrema sintesi consta di due componenti una computazionale o di calcolabilità e l’altra emotiva o di incalcolabità. Quest’ultima differenzia sostanzialmente l’intelligenza artificiale dall’intelligenza umana.

Diversi sono i settori che già beneficiano dell’intelligenza artificiale e che ne beneficeranno degli sviluppi, quali ad esempio il Marketing (Customer Experience/chatbots), Sanità (Diagnosi) e Assistenza Sanitaria (Health Care), Pubblica Sicurezza e molti altri.
Vediamo adesso il livello di diffusione della digitalizzazione, recenti indagini condotte sia su scala globale che europea forniscono le dimensioni del fenomeno e degli spunti di riflessione su cui fare delle considerazioni.

Su scala globale il Global Digital 2018, studio recente condotto da “We are social e Hootsuite” su 239 paesi del mondo inclusa l’Italia, fornisce uno spaccato sul panorama riferito all’intero globo che a gennaio 2018 contava 7.593.000.000 abitanti. Il numero di utenti: di internet supera i 4 miliardi (53%), dei social network supera i 3 miliardi (42%), possessori e che utilizzano apparecchiature mobili superano i 5 miliardi (68%), che utilizzano apparecchiature mobili per i social sono prossimi ai 3 miliardi (39%).

Altro risultato interessante è la velocità di connessione che evidenzia come il mondo vada in modo disomogeneo. Singapore con una velocità di 161,2 Mbit/s risulta la più alta su linee fisse, segue Islanda, Hong Kong, Sud Corea e al quinto posto un paese europeo la Romania con 98,6 Mbit/s. Mentre il primo paese al mondo più veloce su linea mobile è la Norvegia 61,2 Mbit/s, mentre l’Italia non figura tra i primi dieci né su linea fissa né su linea mobile (per la linea fissa ha una velocità di 31,96 Mbit/s e per linea mobile di 30,69 Mbit/s).

Analisi del fenomeno su scala europea, anche qui non figuriamo tra i Paesi meglio digitalizzati. Dal rapporto I-Com 2018 (Istituto per la competitività) sulla digitalizzazione nel settore manifatturiero tra le aziende ed i consumatori, su 29 paesi siamo al 20° posto con un 73%, sotto la media europea che è del 84% e molto distanti dalla Danimarca 1° posto con un 97%.

Infrastrutture poco performanti e scarsa cultura digitale sono i motivi perché l’Italia è tra gli ultimi posti. La tecnologia è in continua evoluzione ma talvolta dotarsi di device evoluti se non corrispondono infrastrutture performanti non si raggiungono i risultati attesi, è il caso ad esempio del ns.

Paese in termini di velocità di comunicazione molto bassa, questo sicuramente è un deterrente all’utilizzo del digitale da parte dell’intera società, ma possiamo dire che la tecnologia se è pur vero che rappresenti una condizione necessaria non è però una condizione sufficiente per una diffusione consapevole del digitale. Ad esempio abbiamo visto che la Romania nonostante abbia una velocità molto performante che la vede al quinto posto nella classifica mondiale, invece sull’utilizzo di Internet essa scende tra gli ultimi posti nella classifica UE. Mentre vi sono Paesi dell’UE come la Danimarca, la Germania, la Francia e altri che oltre ad avere una infrastruttura performante registrano un utilizzo di internet al di sopra della media europea. Questo risultato appunto è da attribuirsi alla copresenza sia della componente tecnologica o meglio di infrastrutture performanti che soprattutto alla presenza di una cultura digitale diffusa che consente un ricorso consapevole al digitale.

E’ possibile ridurre o meglio eliminare il gap del ns. Paese, migliorando le performance delle infrastrutture per traguardarsi a valori di velocità almeno doppie a quelle attuali e promuovendo la diffusione di una cultura digitale che porti ad un utilizzo consapevole. Vediamo possibili azioni finalizzate a ciò.

La PA dovrebbe rendere i suoi servizi facilmente fruibili in digitale ovvero in termini di efficienza ed efficacia, cosa che oggi non lo sono, infatti dal report 2018 di I-COM gli utenti che hanno interagito con la PA in Italia sono pari al 25% valore molto al di sotto della media europea che è del 49%. Tutto ciò richiede una trasformazione della PA verso uno Stato funzionale e non più sommerso da una burocrazia fine a se stessa che vanifica le potenzialità del digitale. Realizzare una integrazione tra i diversi data base ed una interoperabilità tra le diverse applicazioni delle varie realtà centrali e locali e quindi fornire un accesso unico user friendly.

Le aziende ad esempio nel settore consumer dovrebbero adottare una comunicazione più semplice, immediata e chiara, impiegando tecniche più vicine alla percezione visiva. Questo approccio è auspicabile sia sempre presente nelle diverse fasi del loro ciclo di vendita.
L’utente dovrebbe utilizzare la tecnologia digitale in modo consapevole ad esempio così come per l’acquisto di un bene effettua dei confronti su qualità prezzo dovrebbe applicare lo stesso criterio del confronto anche quando cerca delle informazioni e/o news e non limitarsi al solo contesto digitale dove abitualmente interagisce.

Il progresso per non suscitare timori occorre conoscerlo, costruirlo, viverlo anche da protagonisti e sfruttarlo per stare meglio. Come ogni trasformazione così anche la digitalizzazione deve essere compresa perché se ne faccia un utilizzo consapevole e ciò è reso possibile dalla diffusione multidisciplinare di una cultura digitale mediante la formazione e l’informazione.
Formazione. La digitalizzazione richiede diverse competenze di cui molte nuove, ma su tutte abbiamo una grande carenza a riguardo occorre colmare la carenza di competenze formando le figure professionali del futuro predisponendo appropriati piani di studio che ad esempio abbiano come riferimento il frame work europeo per i professionisti ICT di tutti i settori industriali.

Informazione. Promuovere iniziative all’insegna della multicanalità che favoriscano la diffusione di una cultura digitale enfatizzandone le opportunità che il digitale può aprire nella vita quotidiana di ognuno di noi. Ciò motiverebbe l’utilizzo consapevole e nello stesso tempo mitigherebbe parte dei rischi del digitale quali fornire i ns. dati, utilizzo della rete e altri di cui si occupa la cyber security.

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