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Dalla Terra verso lo spazio e ritorno, la grande sfida dei privati

di Fabio Di Spigno, Socio AIDR, Libero professionista e formatore, esperto in Public Management, Politiche per il lavoro e Politiche per il Turismo, collabora con Formez Pa, Università Luiss Guido Carli ed altri Enti di formazione

 Finalmente è avvenuto, dopo un primo rinvio causa maltempo. Dopo anni di lavoro è iniziata senza quasi ce ne accorgessimo, alle 21:22 e 42 secondi ora italiana del 30 maggio 2020, una nuova corsa allo spazio, una nuova era dell’esplorazione spaziale. In un momento storico nel quale i confini delle nazioni sembrano essere chiusi dall’emergenza covid-19, gli orizzonti dello spazio vengono allargati dalla immaginazione di un singolo uomo. 

A nove anni dall’ultima partenza dal suolo americano, dalla stessa rampa dello Space Kennedy Center dove è iniziata l’avventura alla conquista dello spazio e della Luna, avvenuta con la partenza del Saturn V di Von Braun che si innalzò con le Missioni Apollo oppure dello Space Shuttle. Ora su quella rampa sono arrivati altri razzi vettori come il Falcon 9, che sarà riutilizzabile oltre 10 volte, e che ha permesso di portare la navicella Crew Dragon 2 nello spazio fino all’attracco con la Stazione spaziale internazionale, ISS. 

La compagnia fondata da Elon Musk, la Space X, è così diventata la prima azienda privata al mondo, in partnership con la Nasa, a trasportare astronauti che erano comodamente distesi sui sedili progettati e realizzati dalla nostra Dallara. Da oggi in poi non sarà solo la Nasa ad utilizzare questi nuovi vettori ma anche società private sempre più tecnologicamente attrezzate a lanciare nello spazio uomini donne e materiali verso la stazione spaziale internazionale ISS e verso lo spazio profondo. Nella tabella di marcia di Musk è previsto che si raggiungerà di nuovo la Luna entro il 2023 e Marte entro la fine di questo decennio. 

Ma cosa è successo e cosa succederà nel futuro prossimo? Perché le agenzie governative si sono lasciate invadere la loro egemonica presenza dal privato? 

Sembrano ormai lontani i tempi in cui i due blocchi, quello Sovietico e quello Americano, si contendevano a suon di missioni e lanci di satelliti la supremazia dello spazio. Poi una serie di errori di valutazione hanno rallentato la sfida. Il lavoro di miglioramento del gioiello di Von Braun si arrestò e lo stesso Space Shuttle si è dimostrato un programma incredibilmente dispendioso e poco utile ai veri fini per il quale era stato creato, pensando soprattutto a quei due terribili incidenti del 1986 e del 2003. 

Lo Space Shuttle, infatti, era stato progettato per essere economico affidabile e riutilizzabile, una sorta di autobus che facesse la spola avanti ed indietro verso lo spazio e la ISS. Il costo iniziale previsto era di 10 milioni di dollari per ogni volo, ma alla fine ogni singolo viaggio venne a costare circa 1miliardo. La Nasa provò a sviluppare un nuovo veicolo “Spazioplano”, l’X33, tuttavia il progetto venne interrotto per problemi di sicurezza ed affidabilità e costrinse l’ente spaziale americano ad un ritorno a vettori classici quindi razzi e capsule stile missione Apollo. 

Questo portò la NASA a chiudere definitivamente il programma nel 2011 e dover ripiegare sulla collaborazione con la Russia che con i suoi storici e più affidabili razzi Sojuz ha permesso la continuità delle missioni spaziali in questi anni oppure con l’agenzia spaziale europea ESA per mezzo del lanciatore “Vega”, altro orgoglio made in Italy. 

La stessa stazione spaziale internazionale ISS, costata circa 150 miliardi di dollari e che ha visto la grande partecipazione di numerose nazioni, compresa superbamente l’Italia (con la propria agenzia spaziale ASI e numerose imprese), non è stata sollevata da critiche sulla sua reale utilità per la popolazione della terra. 

E’ fuori di dubbio che le centinaia di esperimenti realizzati in orbita in circa 20 anni di attività della ISS hanno permesso lo sviluppo di nuovi materiali e nuove conquiste scientifiche utili per la scienza e per lo studio dell’esplorazione spaziale da parte dell’uomo, ma la divulgazione di questi lavori ricerche ed esperimenti è rimasta materia di addetti al settore ed ai più e ancora semisconosciuta o poco nota. 

Certo la collaborazione di numerose nazioni ha permesso di abbattere costi e condividere nuove conquiste e scoperte, anche se la Cina continua con un suo personale progetto spaziale che le ha permesso di raggiungere la Luna e Marte con proprie sonde, ma tutto questo ha comunque lasciato ampio spazio a nuovi attori. Il vuoto lasciato dalla Nasa e da altre agenzie spaziali governative nello sviluppo della tecnologia per l’esplorazione del cosmo, ha permesso a qualcuno di nuovo, a “sognatori” privati di poter raggiungere oggi finalmente i propri primi obiettivi. 

Una conquista dello spazio forse meno ideologica ed idealistica rispetto al passato e guidata di più dalle relazioni esistenti tra i sogni di imprenditori-visionari ed i loro obiettivi di commercializzare “progetti stellari”, comprese future colonie lunari o marziane. 

Ma quali sono dunque le nuove società che stanno aprendo la loro personale strada verso lo spazio vicino e profondo? Elon Musk, mister Tesla, con la sua ”Space X”, Jeff Bezos, fondatore di Amazon come anche di “Blue Origin”, oppure il magnate Richard Branson, sua la “Virgin Galactic”, sono solo i personaggi più famosi che guidano una folla di meno noti gruppi e startup di tutto il mondo, che condividono lo stesso incredibile scopo.

Oggi sono così sempre di più le imprese private che rivestono il ruolo di vere protagoniste nella nuova stagione dell’esplorazione dello spazio, con propri programmi e progetti, anziché come accaduto fino ad ora, dover essere relegate a semplici comprimarie degli enti governativi mediante la costruzione di una componentistica sempre più innovativa. 

Le agenzie ed imprese private stanno spingendo il settore molto più in avanti e più rapidamente rispetto a quanto sarebbe avvenuto se fosse rimasto solo nelle mani dei governi.  

Queste nuove aziende, oltre al traguardo appena raggiunto da Musk, sono state in grado di sviluppare nuovi moduli di allunaggio capaci di scaricare attrezzature scientifiche in località lunari di particolare interesse. Hanno costruito satelliti “carroattrezzi” capaci di agganciare altri satelliti e ripararli in orbita controllata (idea della Northon Grumman), realizzano robot sempre più durevoli ed in grado di operare con molteplici attrezzi in condizioni di assenza di gravità, oppure progettano abitazioni utilizzando materiali disponibili e realizzabili sul suolo Lunare o Marziano.

Dal 2000 in poi le cosiddette “Space Startups”, hanno avuto il loro grande boom ed hanno raccolto fondi pari a 8,4 miliardi di dollari, il 90% di queste risorse sono state ottenute solo negli ultimi cinque anni a dimostrazione del crescente interesse ed entusiasmo che circonda le numerose iniziative private. Molte di queste aziende si dedicano alla costruzione di nuovi satelliti ed apparecchiature, altre invece si stanno dedicando alla conquista dello spazio ed a realizzare nuovi traguardi scientifici.

Il moltiplicarsi di questi nuovi gruppi, inoltre, ha già visto scendere i costi per il decollo verso la Stazione spaziale internazionale ISS, si pensi che un seggiolino sulla Sojuz costa circa 80 milioni di dollari per ogni singolo astronauta, ora il costo è “sceso” a circa 20/30 milioni e con maggiore facilità rispetto al recentissimo passato, rendendo possibile in un futuro molto prossimo anche a persone “normali” di riuscire ad affrontare un lancio ed un viaggio spaziale con poche settimane o pochi giorni di preparazione fisica. Un anticipo di turismo spaziale è già avvenuto in verità, nel 2001, l’uomo d’affari Dennis Tito è diventato il primo turista a visitare l’ISS pagando alla compagnia privata russa Space Adventures un esoso biglietto per un viaggio di andata e ritorno. Dopo di lui la stessa società ha portato altri sei turisti nello spazio fino al 2009.

Nell’immaginario privato dei 3 grandi imprenditori (Musk, Bezos e Branson) sarà possibile utilizzare queste nuove navette anche per accorciare le distanze tra le città sulla terra grazie al volo suborbitale, che permetterà secondo i piani di collegare Londra a New York in poco meno di 30 minuti, oppure riusciranno a portare persone in orbita per una “semplice” passeggiata nello spazio dove proveranno l’assenza di gravità e potranno vedere la Terra da un nuovo e più suggestivo punto di osservazione prima di ridiscendere tranquillamente ed in sicurezza sul suolo terrestre. Il costo previsto per questi voli è di circa 200.000 dollari a passeggero.

In questa nuova corsa allo spazio c’è però anche un nuovo aspetto da dover valutare con molta attenzione. Mano a mano che il settore si svilupperà ed ulteriori società private entreranno nel campo della esplorazione dello spazio si potrà andare incontro ad una maggiore possibilità di incidenti. Al momento ancora non esistono leggi precise che indichino chi dovrà pagare nel caso di sciagure. Questi aspetti, sicuramente meno affascinanti rispetto a quanto raccontato, dovranno comunque essere sottolineati e presi in considerazione senza rinvio, per far sì che la nuova corsa allo spazio possa proseguire allargando i confini ed i sogni del genere umano con maggiore sicurezza e tutela. 

In Italia, le circa 250 imprese del settore (tra le più importanti si citano Thales Alenia Space,  Argotec, Avio, Sitael, Telespazio, Leonardo) danno lavoro a migliaia di  persone che producono un fatturato che si aggira intorno ai 10 miliardi di euro l’anno con un trend in crescita. Queste aziende infatti hanno costruito numerosi moduli e complementi della ISS, nuovi e sempre più sofisticati satelliti, potenti ed affidabili razzi vettori, nuove componentistiche all’avanguardia grazie anche alla collaborazione  con le più importanti università italiane. Sono questi indicatori molto importanti da considerare per il futuro, considerato che uno studio effettuato dall’Asi con il dipartimento di Economia dell’Università di Roma Tre ha rilevato che ogni euro investito nelle attività spaziali ne produce 11 di ritorno economico sul territorio.

Ma se dovessimo analizzare l’impegno dell’Italia per lo spazio solo attraverso i numeri non riusciremmo a comprenderne la sua reale capacità e impegno. Soprattutto in Italia il fascino del nostro innato “sogno visionario”, non dimentichiamo che siamo stati e siamo ancora terra di esploratori ed inventori, è quello legato alla nostra grande competenza scientifica, alla progettualità ed eccellenza che ci contraddistinguono e non sono da meno rispetto ai numerosi ed agguerriti competitors stranieri. Siamo infatti il terzo finanziatore dell’Agenzia Spaziale Europea e primi sempre in Europa per numero di astronauti (quattro) presenti nell’attuale European Astronaut Corps. 

L’Italia è uno dei pochissimi paesi al mondo a disporre di una filiera di produzione completa nel settore aerospaziale, comprendendo come fiore all’occhiello le grandi competenze e conoscenze delle nostre università. Il settore ci vede da sempre protagonisti ed il futuro dovrà essere affrontato con sforzi che dovranno andare verso un continuo sviluppo ed investimento sulle nostre capacità e potenzialità. Certo il difficile momento storico che stiamo vivendo ci trova ora momentaneamente con il freno a mano tirato, ma se saremo capaci di essere di nuovo “visionari” riusciremo a non perdere le grandi opportunità che il futuro ci offre.

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