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Industria 4.0 e robotica in corsia: le novità di Gpi

Farmacie, ospedali e ora anche a casa. Le soluzioni integrate e i servizi del gruppo It di Trento, quotato in Borsa su Aim, sono orientati alla copertura estesa del mercato sanità e sociale. Grazie ad automazione, telemedicina e monetica (e con due recenti acquisizioni), i target di crescita sono ambiziosi.

L’ospedale del futuro, o meglio una sanità complessivamente 4.0, prende vita e si sviluppa a partire da Trento. Robot che gestiscono la filiera del farmaco, incrementandone la puntualità e riducendo gli errori assieme agli interventi umano. Software per ottimizzare l’amministrazione di ospedali e di centri di cura, evitando perdite di tempo e sprechi, ma anche di grande aiuto per supportare le decisioni dei medici e rendere il sistema più efficiente. Stamo parlando di GPI, gruppo It specializzato nelle tecnologie e i servizi dedicati alla Sanità, come la gestione clinica e logistica del farmaco, fondato nel 1988. Un’azienda che negli ultimi anni ha compiuto una metamorfosi profonda: partita dal software si è allargata anche al settore affine del sociale, incrociando la robotica. E da qui partiamo.

«Industria 4.0 è nel nostro sistema di gestione della filiera del farmaco, che vale per noi 20 milioni, il 10% circa del nostro fatturato, che a fine 2017 sarà vicino ai 180 milioni – dice a Industria Italiana l’ad e presidente di GPI Fausto Manzana – I robot vengono assemblati su nostri progetti, in due officine, una a Trento e una in Germania: macchine wireless alla cui costruzione lavorano 20 persone. Ma definisco 4.0 anche l’intero impianto di organizzazione e riorganizzazione dei processi clinici sanitari a supporto del medico. Agli operatori vengono fornite tutte le informazioni necessarie che consentono di eseguire la diagnosi in maniera più efficace e rapida. Un esempio? Dando la disponibilità di un consulto multidisciplinare dove ogni specialista fornisce la sua opinione, dove viene ben tracciata ogni modifica di terapia o percorso di cura, fornendo una documentazione e una guida per le scelte successive»

Con la Sanità 4.0 risparmio miliardario per il pubblico
Un ospedale gestito con questa logica, con una tracciabilità puntuale, garantisce almeno il 10% di risparmio rispetto al farmaco e al presidio. «Stiamo parlando di diversi miliardi di euro che possono essere recuperati in questo processo. Ciò detto non è facile riuscire a inserire innovazione perché a volte questa innovazione traccia e fa emergere malversazioni, cioè tutto quello che si vuole resti opaco. E non è un problema solo di tecnologia ma di organizzazione; anche quando c’è un commitment dell’alta direzione, questo deve riverberarsi lungo tutto la catena per riuscire a ottenere le finalità proposte», spiega Manzana.

Che poi racconta la scelta che lo ha portato ad ampliare le attività anche al sociale: «15 milioni di giornate di degenza hanno carattere sociale: significa che, per esempio, se in una coppia accade un piccolo accidente al care giver che ha in capo cura e sostentamento di entrambi, l’altro soggetto nella più parte dei casi, viene ricoverato in una struttura ospedaliera entrando in un percorso a volte disorientante, specie nei casi di anziani, disabili o persone con ridotte facoltà di intendere. In alternativa alla permanenza in un nosocomio questo soggetto potrebbe essere accudito grazie alla rete domiciliare. E qui entra in gioco la telemedicina. Il calcolo è facile: 15 milioni di giorni per 600 euro al giorno, sono 10 miliardi di risparmio della spesa pubblica in sanità». Un approccio 4.0 alla sanità e alle cure domiciliari, insomma, consentirebbe di tagliare la gigantesca spesa pubblica sanitaria senza impattare sui servizi.

Robotica e telemedicina
Una ricetta che Manzana potrebbe passare direttamente al ministro competente, anche se lui preferisce parlare di quelle che ritiene le realizzazioni della sua attività imprenditoriale. Partendo dalla robotica: «l’area di business include per il mercato pubblico e privato le seguenti componenti: sistema Buster (infrastruttura hardware e software) per la gestione della supply chain del farmaco ospedaliera (busterspid, busterweb, nursy rolly, busterpick), e Riedl Phasys (magazzino automatico per la logistica ospedaliera, le farmacie territoriali, la distribuzione farmaci e l’industry). Riedl era una società di Colonia, che abbiamo acquisito nel 2014 quando era sull’orlo del fallimento. Riteniamo di avere una tecnologia tra le più performanti al mondo e di essere tra i pochi in grado di offrire soluzioni end to end dal letto del paziente per tutta la catena del valore fino alla farmacia, in maniera automatizzata», dice Manzana.

Di telemedicina si occupa la filiale brasiliana, Gpi do Brasil, che nel paese sudamericano usa la tecnologia per superare i problemi legati ai grandi spazi. E il Brasile è anche il primo Paese estero dove il gruppo trentino è approdato, nel 2012. «Siamo partiti dal Brasile e ora siamo presenti anche in Germania, Polonia, Cile, Mozambico ed Emirati Arabi Uniti – dice il presidente – In Mozambico abbiamo vinto un bando per la gestione delle schede di dimissione di tutti gli ospedali mozambicani. A Santiago del Cile abbiamo siglato una partnership con un produttore locale. In Austria abbiamo una presenza significativa: là produciamo 10 milioni di fatturato; e anche in Germania siamo forti». Grazie alle 35 sedi dislocate sul territorio in Italia, GPI opera con oltre il 70% delle ASL, in tutte le regioni italiane, dalla Sicilia fino a Bolzano con oltre 1300 i clienti del settore pubblico e privato. Nell’ultimo triennio il Centro Ricerche GPI (CRG), ha collaborato intensamente con l’ Università degli Studi di Trento e con la Fondazione Bruno Kessler, investendo in innovazione 6 milioni all’anno.

I trend dell’IT nell’healthcare e l’importanza della gestione
Una scelta, quella di investire pesantemente per offrire prodotti sempre più evoluti, che potrebbe rivelarsi saggia e contribuire a conservare la posizione di leadership a GPI, visto che il settore IT nell’healthcare è caratterizzato da un costante trend di crescita. Secondo le stime dell’ Osservatorio Netics 2016 in Italia la spesa aumenterà con un CAGR medio del 4% nel periodo 2014-2018, raggiungendo quota 930 milioni di euro nel 2018 (820 milioni di euro nel 2015). Il panorama italiano si distingue per un’elevata frammentazione: esistono pochi player di settore a livello nazionale, con i primi 8 che detengono il 33% della quota di mercato nel 2015, ai quali si contrappongono numerosi operatori a livello regionale, essenzialmente Pmi target nell’attività di M&A dei big player (Osservatorio Netics 2016).

A livello globale, i sistemi sanitari dovranno affrontare in maniera sistematica le sfide derivanti dall’invecchiamento della popolazione, che conta una quota sempre più importante di persone sopra i 60 anni, come emerge dai dati pubblicati da World Population Prospects: the 2015 Revision (United Nations, 2015), e dall’incremento delle malattie croniche. L’Eurostat stima che nei Paesi dell’Unione Europea, l’aspettativa di vita continuerà ad aumentare nei prossimi decenni, raggiungendo circa 85 anni per gli uomini e 89 per le donne entro il 2060. Per far fronte a questo scenario, una percentuale sempre più grande del PIL nazionale nei paesi OCSE, Europa inclusa, dovrà essere destinata alla spesa Healthcare.

Tenendo sempre il baricentro sulla sanità, GPI ha imparato sul campo che «il valore di una stampante perfettamente funzionante in un Presidio Sanitario è enorme, al pari del fatto che funzionino le strutture software e hardware. Per poter garantire questo genere di cose ci siamo dotati di una struttura tecnologica composta da 150 persone: cerchiamo di essere un partner a tutto tondo rispetto alle esigenze della sanità». E dato il labile confine tra sanità e sociale valeva la pena allargarsi anche «al mondo dell’assistenza domiciliare svolta da enti e da cooperative sociali. Crediamo di essere tra gli operatori principali per la telemedicina nel nostro Paese con vari progetti, che vanno dalla gestione del punto unico di accesso ai vari tipi di presa in carico. L’evoluzione del sistema sanitario merita la nostra attenzione, non solo per macro questioni come l’invecchiamento della popolazione che ne cambierà le dinamiche di funzionamento, ma anche perché tra cinque anni la metà dei medici andrà in pensione, e non saranno immediatamente sostituibili. Una possibile grave emergenza ma anche una buona occasione per la riorganizzazione delle attività sanitarie».

Le quattro aree di business di GPI
GPI nasce, lo accennavamo all’inizio, come una software house, ma negli ultimi quattro anni in particolare, è diventata una realtà molto di più complessa. «Circa la metà dell’impresa si dedica ancora alla parte software», dice Manzana. «Ci occupiamo di amministrazione della sanità, software legati a contabilità, magazzini, inventario, controllo di gestione dei flussi sia dentro che fuori dall’ospedale. Quando diciamo fuori, parliamo di vaccinazioni, psichiatria, consultori familiari; si tratta di una parte importante della spesa sanitaria di cui circa il 50% è sul territorio. Ma non ci limitiamo alla parte di amministrazione, ci occupiamo anche di produzione, dalla cartella clinica alla gestione della terapia, con prodotti che offrono supporto al medico di pronto soccorso e in corsia o in fase di assistenza domiciliare. Faccio prima a dire i settori nei quali ancora non siamo: ovvero la radiologia diagnostica per immagini e il laboratorio di analisi».

Tutto il resto è un dominio di GPI. Il raggio di azione si è ampliato negli ultimi anni dai software gestionali ai servizi e soprattutto alla robotica e alla monetica ( la monetica designa l’insieme dei trattamenti elettronici, informatici e telematici necessari alla gestione dei pagamenti tramite carte di credito e affini. Più in generale si occupa della gestione automatica, cioè informatizzata, del denaro. Ndr) «Una dozzina di anni fa per la prima volta sono state bandite gare pubbliche per i cosiddetti CUP, i centri unici di prenotazione per l’accesso alle prestazioni in cui si mescolavano le tecnologie con il servizio. Non ho partecipato subito ritenendo di dover restare nel campo del lavoro nobile dei software, ma qualche anno dopo ho capito che invece per restare in gioco bisognava essere problem solver. Oggi integriamo il servizio con la tecnologia, facendone la nostra chiave di successo. Abbiamo 3mila dipendenti che si occupano di cost saving in outsourcing, CUP, segreteria di reparto e 1000 che si occupano di software. Con 80 milioni di fatturato prodotto dai software e 80 dai servizi. Il resto, circa 20 milioni, lo traiamo da robotica e monetica».

Come si è detto l’evoluzione più recente ha portato GPI nel campo della monetica, per un controllo della filiera veramente completo fino all’ultimo passaggio, quello relativo ai pagamenti. «L’area strategica include le tecnologie innovative e i servizi della controllata Argentea per la gestione dei pagamenti elettronici a favore di istituti bancari, grande distribuzione organizzata, retail market, pubblica amministrazione. A_Money è la suite completa dei moduli A_MoneyVAS, A_MoneyWeb, A_MoneySmart: gran parte degli operatori della monetica sono legati al mondo bancario, la nostra è una scelta controcorrente e deriva dalla convinzione che ci siano piccole nicchie dove possiamo fare meglio dei grandi operatori. Con il nostro Pos abbiamo fatto un accordo per poter transare con il bitcoin. Siamo alla frontiera più avanzata dove le strutture le grandi imprese del nostro paese non arrivano per le loro dimensioni. L’obiettivo sono avere casse negli ospedali dove senza digitare importo e utilizzando standard bancari riusciamo a chiudere la transazione».

Con le acquisizioni e la finanza più che raddoppiato il fatturato in quattro anni
In quattro anni il fatturato di GPI è cresciuto esponenzialmente fino a 180 milioni di euro (stima 2017), dal 136,2 del 2016, dai 97 del 2015 e dai 74 del 2014. Grazie, innanzitutto, a una serrata politica di acquisizioni. Due società sono state acquisite solo nelle ultime due settimane, l’italiana Xidera e la spagnola Hemasoft, entrambe nel settore dei software gestionali per la sanità.«Le due operazioni di acquisizione di novembre, entrambe al 60% – spiega Manzana – mirano a rafforzare le competenze di GPI in due aree specifiche. In particolare, con Xidera, nei software gestionali che puntano all’azzeramento delle code e alla razionalizzazione dei percorsi degli utenti fino al dimensionamento ottimale delle risorse destinate all’accoglienza. Al centro c’è l’ottimizzazione del fattore tempo per utente, un’area di intervento di grande interesse nel contesto dei servizi sanitari di natura amministrativa e socio-assistenziale».

Simile la ratio che sta dietro l’acquisizione di Hemasoft che produce soluzioni software web-based concepite per Centri Trasfusionali, Banche del Sangue, Banche di organi, tessuti e cellule staminali, laboratori di analisi (LIS & Middleware), Banche del latte materno, usate in 52 Paesi nel mondo. «Si tratta di soluzioni – spiega Manzana – che supportano la gestione dell’intera filiera, dal donatore fino al trapianto finale passando dalla analisi e conservazione del materiale organico, nel rispetto dei più rigidi standard di qualità e certificazione a livello internazionale, inclusa la rigorosa FDA statunitense. Il gruppo GPI potrà contare su significative sinergie industriali e tecnologiche che vanno ad aggiungersi a quelle già sviluppate nello specifico settore attraverso l’acquisizione di Insiel Mercato avvenuta nel dicembre 2016».

Il secondo pilastro della strategia di crescita riguarda la finanza. Quattro minibond, l’ultimo da 20 milioni emesso a novembre e la quotazione in Borsa su Aim per raccogliere risorse fresche (50 milioni), sempre destinate alla crescita e una politica serrata di shopping sul mercato globale. Un percorso iniziato nel dicembre 2013, con l’ingresso nel capitale del Fondo Orizzonte SGR e l’avvio della internazionalizzazione nel triennio successivo. A dicembre 2016 GPI si quota in Borsa sul mercato AIM Italia attraverso la business combination con la SPAC Capital For Progress 1. Contestualmente, grazie all’iniezione di capitale da parte della SPAC, per 50 milioni di euro in risorse fresche, il Gruppo GPI acquisisce da TBS Group il 55% di Insiel Mercato (SpA triestina) e il 100% di Professional Clinical Software (GmbH austriaca). Questa operazione conferma la strategia di rafforzamento dell’offerta sul mercato domestico e la diversificazione geografica in ottica di internazionalizzazione.

«Ho dovuto compiere un salto culturale importante – racconta Manzana – nel 2012 eravamo una società a socio e amministratore unico e abbiamo incrociato per la prima volta una difficoltà perché mi veniva opposto il cosiddetto rischio Paese. I nostri clienti continuavano a essere quelli che erano sempre stati o migliori, ma la crisi finanziaria globale aveva cambiato il sistema. Per garantirci il futuro e l’esistenza abbiamo ritenuto necessario guardarci intorno e aprirci in maniera strutturata al mondo della finanza, e a Natale 2013 abbiamo chiuso l’ingresso del Fondo orizzonte e abbiamo emesso quelli che erano allora, tra i primi minibond quotati (dopo alcune emissioni con solo sottoscrittori). Il passo successivo è stato più semplice: o fermavamo il nostro percorso a metà strada, a fine 2015, o proseguivamo. E il percorso ci portava naturalmente alla Borsa. Crediamo di dover andare avanti in questo viaggio, che è tutt’altro che concluso». Il cambiamento è stata la sfida più importante, ma «riusciamo a sopravvivere solo se sappiamo adattarci al contesto che ci circonda».

Laura Magna 


Fonte:
 http://bit.ly/2zchkuq

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