Le performance migliori nelle imprese dove lo Stato è azionista: Sace al quarto posto. Ilva migliora di 20 punti. Ecco la classifica stilata da Lundquist in collaborazione con Comprend.
l calo della fiducia e le crescenti richieste dei clienti verso le imprese spingono la trasparenza sul digitale. Questo è emerso dalla quarta edizione della ricerca Webranking dedicata alle maggiori società non quotate in Italia. La ricerca è realizzata da Lundquist in collaborazione con la società svedese Comprend.
Al primo posto quest’anno troviamo Ferrovie seguita a parimerito da Anas e Sisal mentre Sace scende al quarto. La conquista delle prime posizioni da parte di imprese a controllo pubblico (Ferrovie, Anas e Sace) testimonia la fortissima attenzione alla trasparenza digitale da parte dello “Stato azionista”.
Dalla prima edizione della ricerca dedicata alle aziende non quotate si è registrato un continuo miglioramento delle performance delle aziende italiane. Anche guardando ai best improver, vale a dire le società che hanno aumentato maggiormente il loro punteggio, notiamo un cambio di passo. Ilva, Anas, Sisal e Ferrovie dello Stato sono migliorate di oltre 20 punti.
La crescente importanza della comunicazione corporate sul digitale è dovuta al mutato contesto in cui le aziende operano. Il calo della fiducia verso istituzioni e imprese, unito alla crescente importanza degli impatti sociali e ambientali delle aziende per i consumatori e gli investitori, stanno influenzando la comunicazione corporate: gli stakeholder chiedono una sempre maggiore trasparenza e le aziende si mostrano più disponibili all’apertura.
“La trasparenza, soprattutto sul digitale, non è un obbligo di legge ma diventa un modo per rispondere alle crescenti richiesti dei propri interlocutori, in primis i clienti e per differenziarsi in un mercato sempre più competitivo", spiega Sara Rusconi, Content Strategist e Partner Lundquist.
Poiché i criteri della ricerca derivano dalle esigenze degli stakeholder, possiamo considerare la metà del punteggio massimo (40 punti su 80) la soglia minima per soddisfare le loro aspettative. La ricerca Webranking può essere considerato come uno stress test della trasparenza delle aziende e dell’apertura sui canali digitali.
Rispetto allo scorso anno non solo sono raddoppiate le società promosse (il 13% del campione contro il 6%) ma soprattutto sono fortemente diminuite le bocciate che non soddisfano i requisiti minimi (40% control il 63%).
Quasi tutte le aziende hanno migliorato le performance rispetto allo scorso anno e questo ha portato a una crescita del punteggio medio, dal 27% del punteggio massimo l’anno scorso al 34% oggi, nonostante il campione sia passato da 62 a 77 aziende.

Tra i settori rappresentati nella ricerca Non-Listed, sono i settori delle infrastrutture e quello finanziario che ottengono la migliore performance. Le aziende a partecipazione pubblica come Ferrovie dello Stato, Anas, e Sea che portano avanti la media di questo settore, come Sace del settore finanziario e Gse del settore energetico, sono soggetto ad uno standard più alto di trasparenza proprio perché sono pubbliche.
Tre i risultati chiave della ricerca. La digitalizzazione, la globalizzazione e il cambiamento climatico stanno portando evoluzioni repentine nei consumi, negli stili di vita e a un profondo calo di fiducia nei confronti di istituzioni e imprese. Essere trasparenti verso i propri clienti e business partner, possibili investitori e il mondo dei media è un’occasione per differenziarsi e costruire la propria reputazione in un contesto di mercato sempre più competitivo.
In secondo luogo la crescente attenzione da parte di consumatori e investitori per gli impatti di natura sociale e ambientale, nuova direttiva sulla trasparenza non finanziaria, avvento dei Sustainable Development Goals, crescita dell’intergrated Reporting (e Integrated Thinking) sono tra le tante novità in tema di sostenibilità degli ultimi anni, che richiedono a ciascuna azienda di formulare risposte. Tuttavia, solo una società su tre presenta sul sito un bilancio di sostenibilità, dato in linea con lo scorso anno.
“Per la sostenibilità, il digitale non è più un semplice ‘canale’ tra i tanti, spesso secondario, ma la leva strategica di dialogo e confronto con il mondo esterno. Per questo categorie tradizionali di sostenibilità, come reportistica, stakeholder engagement e comunicazione tendono a sovrapporsi e a integrarsi, diventando una cosa sola", puntualizza James Osborne, head of sustainability, Lundquist.
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Infine l'overdose di informazioni. Per conquistare visibilità e credibilità, le aziende devono sapersi distinguere. Per fare questo, dati e informazioni devono essere contestualizzati e narrati sfruttando gli strumenti digitali. “Quando si lancia un nuovo sito è importante non seguire le mode e le ultime innovazioni tecnologiche ma dedicare sufficiente tempo alla definizione di una content strategy che definisca obiettivi e messaggi chiave - conclude Caroline Becker, responsabile della ricerca Webranking Italia - Il rischio altrimenti è di fare un investimento con scarsi risultati”
F. Me
Fonte: http://bit.ly/2hIvwC4