A Firenze è partita la digitalizzazione dei documenti storici della Ue. Obiettivo: salvaguardare anche i file, sempre più numerosi e a rischio illeggibilità.
È più difficile conservare nel tempo un libro o un file?
A dispetto dei rischi che corre un volume di carta, dal fuoco all’umidità ai topi alla mano dell’uomo, si può perdere un documento digitale con altrettanta facilità. E non solo perché si può smarrire il cd o la chiavetta usb dove era salvato. Che ne facciamo dei file conservati in formati che non si riescono a leggere più? È la domanda che si sono posti i vertici degli Archivi storici dell’Unione europea.
Istituiti nel 1983 e aperti al pubblico tre anni dopo, gli archivi della Ue raccolgono tutti i documenti di interesse storico prodotti dalle istituzioni comunitarie. A Firenze, all’interno di villa Salviati, sono conservati sei chilometri di testimonianze, lettere, dossier, accordi dai tempi della Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Nel capoluogo toscano convergono i documenti del Parlamento europeo, della Corte di giustizia e della Corte dei conti, della Banca europea degli investimenti e dell’Agenzia spaziale europea.
Qua sono preservati le raccolte dei padri dell’Europa unita, come Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli. Nel complesso ci sono 150 fondi di personalità di primo piano della storia di Bruxelles.
A Firenze, insomma, sono raccolte tutte le fonti della storia della Ue. C’è la prima edizione del Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann, che propugna la creazione di un’Europa unita. C’è il trattato che istituisce l’unione doganale tra i sei Paesi fondatori nel 1968.
Luca Zorloni
Fonte: http://bit.ly/2zW8CiE