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5G. Il ministro degli Esteri cinese a Bruxelles, mentre si sgonfia la campagna Usa anti-Huawei

di Luigi Garofalo 

Incontro a Bruxelles tra l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue e il ministro degli Esteri cinesi. Federica Mogherini: ‘Tocca agli Stati membri non all’Ue scegliere quali società includere o escludere dai mercati nazionali per ragioni di sicurezza’. Wan Yi: ‘Cina favorevole a regole condivise’. Il memorandum Italia-Cina, sottosegretario Geraci: ‘Governo allineato su tutto dossier’.

Sul 5G e sulla scelta delle società per la realizzazione delle reti per la tecnologia di quinta generazione la parola spetta ai singoli Stati e non all’Unione europea. A sottolineare il perimetro di competenza sul tema è stata Federica Mogherini, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue durante l’incontro a Bruxelles con Wan Yi, il ministro degli Esteri cinese.

La questione della partecipazione di Huawei alla costruzione delle reti 5G “è competenza nazionale degli Stati membri” e non dell’Unione Europea, ha detto Mogherini, nella una conferenza stampa con il ministro degli Esteri cinese. “Ne abbiamo discusso nel dialogo strategico (Ue-Cina). Lo discuteremo ulteriormente con i ministri (degli Esteri dell’Ue) a pranzo”, ha spiegato l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue. Ma “tocca agli Stati membri scegliere quali società includere o escludere dai mercati nazionali per ragioni di sicurezza”, ha concluso Mogherini.

Dunque, sono i singoli Paesi dell’Unione europea a decidere standard, regole ed aste sul 5G, per questo motivo si è rivolto direttamente agli Stati membri il ministro degli Esteri cinese, Wan Yi, chiedendo di prendere le loro decisioni in modo “indipendente” sulla partecipazione di Huawei alla costruzione delle reti 5G, definendo come “immorali” e “senza fondamento” le accusa lanciate dagli Stati Uniti.

Wan durante la conferenza stampa con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue ha lanciato anche un importante messaggio: “la Cina è pronta a lavorare con i Paesi europei e con gli altri per aumentare la nostra collaborazione con la cybersecurity e trovare regole e principi universalmente accettati”.

“La Cina spera che tutti gli Stati membri creino un clima equo e giuso per accogliere le imprese di tutti i Paesi, compresi Paesi terzi. Quello che non vogliamo sono accuse senza fondamento, guidate da ragioni politiche, che hanno come unico obiettivo di distruggere imprese straniere”. Queste accuse – secondo il ministro cinese – sono “abnormi, immorali e non hanno il sostegno di altri Paesi. Ci auguriamo che tutti i Paesi europei saranno indipendenti nel prendere le loro decisioni”, ha concluso Wan. Anche perché l’Ue si è munita già degli strumenti per garantire la cybersecurity: come il codice delle Tlc che regola gli investimenti nelle nuove reti, il Cybersecurity Act e il meccanismo di screening degli investimenti esteri diretti.

Il memorandum Italia-Cina, Geraci: ‘Governo allineato su tutto dossier’

Sul memorandum Italia-Cina “in realtà diciamo tutti la stessa cosa e siamo al 100% allineati su tutto il dossier”. Lo sostiene il sottosegretario al ministero allo sviluppo Economico, Michele Geraci, a margine del Forum Italia-Cina che ha ufficialmente lanciato il progetto Xi’An International fashion town. “È stato un lavoro di squadra di tutti i ministeri, non c’è stata nessuna dualità nel governo, e siamo arrivati a una sintesi ottimale perché protegge gli interessi nazionali e la sicurezza nazionale, che non va assolutamente messa in discussione, come ha ricordato Salvini”, ha concluso Geraci.

Il presidente cinese Xi Jinping sarà in Europa tra il 21 al 26 marzo, ma non si conoscono i dettagli della sua visita, che lo porterà in Italia per la firma della Nuova Via della Seta, la “Belt and Road Initiative” , e andrà poi anche in Francia e Principato di Monaco. Avrà colloqui con il presidente Sergio Mattarella e con il primo ministro Giuseppe Conte. La visita del presidente Xi coincide col 50° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Cina e Italia

Come sta andando la campagna Usa anti-Huawei con gli alleati

Nel frattempo in Europa non sta ottenendo i risultati sperati la campagna iniziata un anno fa dai funzionari americani volta a convincere gli alleati a tenere fuori Huawei dalla realizzazione delle reti 5G, nella convinzione che il colosso di Shenzhen agisca come agente di spionaggio della Cina. 

Secondo il New York Times, infatti, la campagna Usa “sta inciampando”, perché sta incontrando resistenze, anche fra alcuni alleati di ferro, nonostante l’avvertimento all’Europa di Mike Pompeo, il segretario di stato, di non concedere più agli alleati i servizi di Intelligence. Alla minaccia dell’ambasciatore americano in Germania “di limitare l’accesso della Germania ai servizi segreti degli Stati Uniti qualora Berlino decidesse di sottoscrivere contratti con Huawei” ha risposto, con una bella lezione di sovranità nazionale, Angela Merkel: “Non riceviamo ordini. Definiamo da soli i nostri standard”.

Non solo la Germania, anche Gran Bretagna, India ed Emirati Arabi Uniti non credono alla accuse, senza prove, dell’amministrazione Trump. Secondo il report della National Cyber Security Uk, è possibile limitare gli eventuali rischi di spionaggio di Huawei sulla rete 5G. Un duro colpo alla campagna di geopolitica di Donald Trump. In molti sono sempre più convinti che la battaglia del presidente degli Stati Uniti non riguardi specificatamente la sicurezza nazionale degli Stati alleati, ma è il tentativo di frenare le ambizioni economiche di società della Cina. Principale competitor degli Usa nella Tech war.

Fonte: Key4biz.it del 18/03/2019 

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